Il samovar in Russia

Il Samovar in Russia

Il Samovar e la sua storia in Russia.
Il Samovar divenne molto popolare nelle grandi città come San Pietroburgo e Mosca, tanto da diventare inseparabilmente legato alla cultura russa. Questo bollitore anticamente, perché ora si trovano ad elettricità, era dotato di una piccola stufa interna e poi di un rubinetto dal quale attingere acqua calda. Arrivò in Russia nel XIX secolo ma già tanto prima utilizzato dai mongoli e nel bacino del medio oriente. Grandi della letteratura russa come Pushkin, Tolstoj, Gogol, Dostoevskij e Chekhov citarono regolarmente il samovar nelle loro opere.
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La mercantessa al te – kustodiev

Nella seconda metà del secolo, la fabbricazione dei samovar si diffuse anche a Mosca, San Pietroburgo e in alcune aree industrializzate della Siberia e degli Urali, tuttavia Tula mantenne il suo ruolo di primo piano in questa produzione.Da allora, quattro sono i modelli divenuti tradizionali: cilindrico, a botte, sferico e senz’altro il più bello quello a cratere, che ricorda l’antico vaso greco così chiamato.

L’inizio del 900 fu segnato da tentativi di innovazione con petrolio, cherosene o benzina, ma non ebbero molto successo sia per il forte odore dei combustibili che per il maggior rischio d’incendio o d’esplosione. La compagnia ferroviaria russa riconobbe la praticità e la popolarità del samovar.

Furono le carrozze lusso della Transiberiana  le prime ad esserne dotate, poi il samovar fu esteso anche alle altre carrozze dei treni a lunga percorrenza. In seguito furono sostituiti gradatamente con bollitori conosciuti in Unione sovietica come Titani.

La tradizione, in Russia, della condivisione del thè, con questo affascinante oggetto continua. Lo incontriamo spesso nelle case vacanze in campagna, dacia, e la preparazione è davvero spettacolare. Le tavole vengono imbandite con taralli dolci, torte, biscotti ma anche cibi salati il tutto o per la colazione o nel tardo pomeriggio. La porcellana esposta è bellissima e anche molto caratteristica. Per gli appassionati legati all’oggettistica annessa al mondo del , consiglio, se intenzionati a fare un viaggio in Russia, di visitare i diversi negozi specializzati che ne sono tanti e con grande offerta.

Teiera in ghisa

Teiera e thè

Ogni teiera vuole il suo thè.

Chi beve tè sicuramente è un amante delle teiere. Da sempre la teiera è un oggetto di culto per la preparazione del proprio infuso preferito. Le possiamo trovare di varie forme e materiale e un appassionato ne avrà, a sua disposizione, diverse per soddisfare ogni esigenza.

  • Possono essere in porcellana. Adatta per la preparazione di thè tradizionali puri
  • in ghisa. Sono di tradizione giapponese e rivestite con uno strato di ceramica. Preferibilmente per i tè verdi ma anche per i mélange.
  •  in vetro. Sebbene non sia un buon conduttore , poiché disperde il calore , piacciono sempre soprattutto se ci si mette in infusione un fiore di tè. Renderà l’infusione scenografica.
  •  in metallo. Di tradizione marocchina e tunisina , sono per il thè verde alla menta e la accompagnano bellissimi bicchieri decorati in porcellana.
  • in terracotta o argilla. Sono le famose Yixing cinesi , lavorate artigianalmente. Essendo materiali porosi assorbiranno il sapore del tea tanto da conservarne la memoria. Vengono utilizzate per la preparazione dei  Oolong  e dei Pu-erh. La loro manutenzione è semplice ma rigorosa. Non vanno mai lavate con detersivo ma solo con acqua bollente e asciugate per bene.

L’utilizzo delle stesse prevede di preriscaldarle in modo tale da sprigionare al meglio l’aroma ed il sapore del thè oltre al fatto che le foglie stesse si srotoleranno più facilmente.

Appare chiaro che le teiere sono degli affascinanti compagni di viaggio nel favoloso mondo del .

Che siano da sole o in compagnia di tazze , zuccheriere o lattiere , loro saranno sempre le più ammirate. Io stessa ho una mia collezione personale molte delle quali regalate o prese nei miei vari viaggi. Preparare il mio tea non è mai per caso. Ognuna di esse , così come la scelta del mio infuso , sottolinea il mio stato d’animo e quindi la mia predisposizione per la giornata. Se è per gli ospiti , di solito , scelgo la porcellana o la ghisa. Se da sola in vetro o una artigianale Yixing per prepararmi un Oolong , tra i miei tè preferiti.

 

 

 

 

 

 

te freddo

Tè freddo storia

Il tè freddo e la sua storia.

Il tè freddo viene consumato in grande quantità nel nostro Paese e fa ormai parte dell’offerta commerciale.

Le grandi aziende alimentari  lo presentano già confezionato in bottiglie, lattine e bottigliette.

Si tratta del famoso ICE-TEA che riempie gli scaffali dei supermercati e dei nostri frigoriferi, specie in estate.

Nonostante molti possono credere che il tè freddo sia una merce recentissima, in realtà questa bevanda ha una sua storia.

I primi esempi di tè freddo si ebbero all’inizio dell’Ottocento in America, con i punch, miscele di tè tradizionale con prodotti alcolici.

Il nome deriva dal principe reggente inglese Punch, in seguito divenuto re con il nome di GiorgioIV, che regnò fra il 1820 e il 1830.

Questi liquori venivano serviti a temperatura ambiente.

Solamente con lo sviluppo delle tecniche di refrigerazione si arrivò al tè freddo come lo intendiamo noi.

I macchinari capaci di produrre ghiaccio da acqua a temperatura ambiente risalgono infatti alla metà dell’Ottocento.

Il termine stesso frigorifero (refrigerator) fu impiegato per la prima volta negli Stati Uniti in un brevetto del 1830.

Nei successivi vent’anni si diffuse in America e poi, nel corso del Novecento, in tutto il mondo.

Curioso è notare come le prime ricette di tè freddo siano a base di tè verde.

Occorre aspettare il 1884 per averne una base di quel tè nero che, ai giorni nostri, costituisce la materia prima di quasi tutti i  freddi commercializzati dalla grande distribuzione.

Nel Novecento la moda di bere il tè freddo si estese pian piano anche a causa della diminuzione del prezzo del thè nero dovuta alle nuove piantagioni in Africa e Sud America.

Questo è uno dei motivi per cui nelle ricette il tè nero sostituì quello verde.
 Ma fu nel 1904 che la moda si diffuse in modo improvviso e imprevisto.

All’esposizione Universale di Saint Louis, un gruppo di produttori provenienti dall’India e da Ceylon (ora Sri Lanka) avevano allestito un padiglione sotto la direzione dell’inglese Richard Blechynden.

Poiché faceva molto caldo, i visitatori non ne volevano sapere di assaggiare il tè e si misero alla ricerca di bevande fresche.

In ultimo disperato tentativo di vendere il loro tea, Blechynden mise dei cubetti di ghiaccio nei bicchieri e ci versò il tè.

Il tè freddo o meglio l’Ice tea era nato ebbe un successo immediato e cambiò il modo di bere il tè e di pensare al tè.

Cha No Yu

Cerimonia del tè Cha No Yu

Il Cha no yu e l’affascinante arte del tè. Nella mia costante ricerca dell’applicazione pratica del tè nel quotidiano accade che

spesso i clienti diventino,

con le loro domande, fonte di ispirazione ed approfondimento di qualcosa su cui già da tempo meditavo.

Un simpatico signore mi chiedeva se per la cerimonia giapponese del tè Cha no yu esistessero diverse scuole di pensiero

nell’apprendimento di tale arte e cosa è rimasto realmente tradizionale. 

Una domanda semplice ma estremamente complessa. Come in tutti i campi la linea della tradizione è fondamentale nella

comprensione dell’innovazione e non sempre è possibile un compromesso anche nella delicata e complessa arte del Cha no

yu essendo a cavallo tra Taoismo e Buddhismo. Questa è una esperienza che ci permette di cogliere l’atmosfera di una intera

civiltà.

Nella foto ho riportato due Chasen, frullino adoperato per mescolare il  in polvere, matcha,  nella cerimonia.

Il primo è scuro perché il legno di bamboo viene affumicato, il secondo è sempre di bamboo ma naturale.

Il primo viene utilizzato nella scuola Omosenke , il secondo nella scuola UrasenkeChasen bamboo affumicatoChasen bamboo chiaro.

Nella prima si mescola il tè senza

produrre la famosa schiuma detta

spuma di giada, nella seconda si.

Entrambe queste scuole sono antiche e

discendono dal primo Maestro del

 Sen No Rikyu eppure quelle che a noi

possono sembrare sottili differenze

sono in realtà profondissime. Quale

rispecchia realmente l’insegnamento del Maestro e quindi la tradizione? Probabilmente entrambe anche se la

Urasenke sembrerebbe essere più fedele. Ma allora come gettare un salvagente a questo dilemma? In questo caso mi viene da dire

che ognuno deve essere nella libertà di scegliersi il Maestro e la scuola che vuole in quanto un principio è universale

nella cerimonia del tè che è quella di rinsaldare i legami con il passato e di rinnovare ogni volta il mistero dell’ospitalità.

Tè nero uzbeko

tè nero uzbeko

Il tè nero uzbeko e la sua preparazione.

Viaggiare ci mette sempre al confronto con culture diverse.

L’Uzbekistan, una nazione della ex Repubblica Russa, è un paese strabiliante per paesaggi usi e costumi.

Il lago d’ Aral, la steppa,
i tappeti, le donne con capelli neri e lucenti con 25 trecce, Samarcanda!

Dal mio recente viaggio in Russia, nella città di Mosca, ho imparato ad apprezzare e bere il tè alla uzbeka!

Si prepara con tè nero e rametti di timo fresco il tutto in infusione a foglia libera a cui, di volta in volta, si aggiungerà altra acqua calda.

 Una curiosità sul timo, veniva già utilizzato dall’epoca degli Antichi Egizi per l’imbalsamazione,

il timo era molto apprezzato in Grecia, dove il miele di timo era considerato una prelibatezza,

e nell’Impero Romano dove i soldati si cospargevano di acqua e timo convinti che questa pianta infondesse coraggio e vigore , il nome timo deriva dal greco e significa coraggio.
Nel Medioevo si poneva sotto il cuscino un rametto di timo per tenere lontani gli incubi

e le dame erano solite ricamare sulle insegne dei cavalieri delle piante di timo come segno di buon auspicio.